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Prof. Augusto Placanica

 

 

Augusto Placanica nasce a Catanzaro il 20 Settembre 1932 da Umberto, Ufficiale di carriera dell'esercito e da Concetta Cinnante, famiglia appartenente all'alta borghesia catanzarese.
A causa dei frequenti spostamenti di sede del padre, seguito dalla madre, come la cultura e la società di quel tempo pretendevano, il piccolo Augusto trascorre a Catanzaro presso i nonni materni, parte della sua infanzia. Di questi anni ricorderà sempre il nonno Federico, noto e facoltoso avvocato di Catanzaro (era stato il legale delle famiglie patrizie calabresi), unico e dolce compagno d'infanzia, e la zia Edvige sua unica confidente di quegli anni.
Nell'anno scolastico 1945/1946 il giovane Augusto fu iscritto alla sezione C della IV classe ginnasiale del liceo "Galluppi" di Catanzaro. Studente non brillante, ma grintoso e sempre pronto a far baldoria e a trasgredire.
Furono questi anni difficili dediti solo al tanto studio, li definirà: "...Gli anni più brutti e infelici della mia vita di studente..."; l'unica materia in cui emerge é l'italiano scritto. Della scuola dirà, inoltre: "...alla scuola non devo molto, solo un gran senso di oppressione e il ricordo dell'imposizione inutile. Un'esperienza che non ho mai dimenticato e che quando sono stato a mia volta professore ho cercato di ribaltare, pretendendo molto dagli studenti ma anche dando molto in termini di discussioni, divagazioni, libertà, gioia, risate ed allegria..."
La città gli stava stretta, gli amici non erano molti, da alcuni era anche deriso per le sue forme grassocce; si chiuderà molto in se stesso e l'unico piacere lo riceverà solamente dai libri. Leggerà tutto, grazie anche alla ricchissima biblioteca di famiglia, dai classici greci e latini ai grandi romanzi russi e francesi, passando dai libri di cultura calabrese alla vita dei Santi o alla cronaca del processo di Norimberga. Conosce in questo periodo il grande amore letterario della sua vita: Giacomo Leopardi, al quale si dedicherà anni più tardi.
Si congederà dal Liceo con un atto di rancore, polemizzando con la commissione all'esame di maturità dicendo: "...tutto quel latino e quel greco e quella letteratura e quella filosofia, per noi che ignoravamo che cosa fosse la vita politica e come si vivesse nel mondo, e che cosa fosse un conto corrente e come si parlasse in inglese, era tutta roba inutile..."
Iniziano gli anni dell'Università a Napoli. Iscrittosi alla facoltà di Lettere e Filosofia ed in particolare al corso di laurea in Filosofia dove si laureerà il 26 Marzo 1958 con il professore Cleto Carbonara, discutendo la tesi sul "Materialismo Storico"
Sono questi anche gli anni dell'amore. Nel giugno del 1953 il ventenne Augusto scopre l'amore per la cugina Vera Capoduro che sposa, dopo tre anni di fidanzamento. Dal matrimonio nascono ben presto i figli, Federico, Maria Luisa e Claudia.
Inizia l'affermazione professionale dell'ormai professore Augusto: il primo incarico lo riceve con una nomina del preside della scuola media di Cariati Marina nel 1958, seguito l'anno successivo dalla nomina a professore di Latino e Greco al suo vecchio Liceo "Galluppi" di Catanzaro. Diventato docente di ruolo insegnerà nelle scuole della sua città fino al 1970 quando, vincendo il concorso, diventa direttore della Biblioteca Comunale di Catanzaro. Riceve dal 1970 al 1973 l'incarico di docente dall'Università di Messina.
Nel 1974 si trasferisce all'Università degli Studi di Salerno, dove vince il Concorso per la Cattedra di Storia Moderna; grazie alla sua forte personalità ed alla immensa cultura si imporrà come uno dei migliori docenti di Ateneo, prefiggendosi il solo scopo dello studio e della ricerca, lui che d'altronde era alieno da tutto ciò che si giudica effimero e frivolo.
Agli inizi degli anni novanta, rifiuta l'incarico di docente presso l'Università di Roma, per rimanere vicino alla famiglia e godersi non soltanto i figli ma anche la gioia che la nuova veste di nonno gli procura.
Uomo di grande ironia, sempre pronto a divertirsi e a far divertire chi gli stava vicino. Ogni incontro con gli amici o con i colleghi - gli piaceva circondarsi anche di quelli che erano stati in passato i suoi allievi, con i quali spesso si recava a cena fuori - terminava sempre in un generale clima di allegria che coinvolgeva tutti.
La serenità e la felicità, datagli non soltanto dalla famiglia ma anche dagli amici, dall'attività di studioso, dai suoi allievi, e dalle due vere grandi passioni i libri e le collezioni di orologi e macchine fotografiche, si rompono il 14 aprile del 2000 quando improvvisamente ed inaspettatamente viene a mancare la moglie Vera, unico e solo punto di riferimento; la donna che ha amato con la stessa intensità e la stessa passione del primo giorno per i quarantaquattro anni di matrimonio.
Il dolore e la solitudine lo richiudono in se stesso, ed il sopraggiungere di un'atroce malattia, peraltro ben nascosta all'attenzione di chi più gli stava vicino, se lo portano via.
Si spegne nella sua tanto amata casa, costata tanti anni di duri sacrifici, nella mattina del due novembre del 2002.
Per uno scherzo del destino lui, contrario ad ogni forma di convenzione, si spegne nel giorno dedicato ai defunti: qual più bel regalo per ricongiungersi alla sua Vera.

 

 

Ugo della Monica